Fattori Stressanti & Open ICU
Il ricordo del decorso clinico in Terapia Intensiva riveste spesso, per i pazienti critici ad alto rischio, una grande importanza anche dopo molto tempo dalla guarigione, e spesso modifica profondamente la visione del mondo, i valori, le aspettative. La presenza di ricordi fastidiosi o addirittura inquietanti, legati a particolari fattori stressanti della Terapia Intensiva, è stata diffusamente descritta in letteratura internazionale.
Fra i più importanti sono spesso riportati il dolore, la deprivazione di sonno, la sete, la presenza di tubi nella bocca o nel naso, l’impossibilità a muoversi liberamente, l’impossibilità di parlare e quindi di comunicare adeguatamente i propri bisogni, la mancanza delle persone care.
Alcuni di questi fattori stressanti sono potenzialmente prevenibili e trattabili, per cui - come operatori di terapia Intensiva - abbiamo il dovere di conoscere questi problemi e di fare tutto il possibile perché non diventino un fardello insopportabile per i nostri pazienti, sia durante il decorso critico, sia una volta dimessi dalla Terapia Intensiva.
Nello sforzo di indagare - e quindi di correggere – le possibili cause di stress per i nostri pazienti, un aiuto significativo può arrivare dai familiari. Loro conoscono il vissuto del paziente e possono riportare preziose informazioni anamnestiche; in più, se opportunamente motivati e guidati, possono essere intermediari preziosi nella comunicazione fra pazienti ed operatori… a patto che siano presenti! L’ “apertura” dei reparti di Terapia Intensiva ha delle solide basi nel miglioramento dell’esito neurologico, sia per i pazienti che per i familiari, e non presenta rischi aggiuntivi – per esempio infettivi – a patto che siano rispettate regole elementari come il lavaggio delle mani.
La presenza dei familiari in un momento difficile dal punto di vista della salute può essere importante come supporto psicologico, come rassicurazione del paziente, come “terapia preventiva” al possibile sviluppo di strascichi psichiatrici dopo la dimissione dalla Terapia Intensiva. La risoluzione dei problemi organizzativi (modi ed orari di ingresso) e logistici (flusso dei parenti, rispetto della privacy degli altri pazienti) deve essere fatta necessariamente a livello locale in ogni ospedale; l’importante è considerare la presenza dei parenti come una sorta di risorsa e non come un ulteriore carico di lavoro per gli operatori: basta fare un esperimento di due settimane lasciando le porte un po’ più aperte per verificare che i parenti non entrano per sorvegliare e giudicare l’operato di medici ed infermieri. Al contrario, il più spesso delle volte sono impressionati dalle cure offerte e tranquillizzati dall’attenzione che circonda i loro cari, fino a diventare in qualche caso una risorsa anche per la cura dei pazienti.
CCM 2001 Nelson - ICU experiences oncology patients
CCM 2002 Rotondi - ICU patients stressfull experiences
ICM 1997 Novaes - Stressors in ICU patients evaluation
ICM 1999 Novaes - Stressors preceived by patients, relatives, and health care team
ICM 2008 Giannini - Policies Italian ICU nationwide survey
MA 2007 Giannini - Review on the Open ICU
MA 2010 Giannini - Editorial on the Open ICU
A new frontier in critical care: saving the injuried brain.
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