Sonno nel paziente critico
La deprivazione di sonno fra i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva è estremamente frequente; essa determina un soggettivo discomfort e conseguenze cliniche non ancora completamente chiarite, fra cui potrebbero esserci: aumento del delirium, disfunzione immunitaria, ritardato svezzamento dalla ventilazione meccanica.
Le ragioni delle disfunzioni del sonno durante la patologia critica sono certamente multifattoriali: alle cause ambientali (che determinano circa il 20% dei risvegli notturni) si sommano le cause cliniche, fra cui sicuramente contano la ventilazione meccanica e l’utilizzo di farmaci che determinano peggioramento della quantità e della qualità del sonno (amine vasoattive, betabloccanti, corticosteroidi, antibiotici, gastroprotettori, oppiodi, benzodiazepine, ecc). Anche la gravità delle patologie sottostanti al ricovero in Terapia Intensiva possono determinare una profonda alterazione del ritmo sonno/veglia.
La difficoltà a raggiungere una quantità sufficiente di sonno ristorativo è testimoniata sia da misure oggettive come la polisonnografia, sia da misure soggettive come i questionari in cui i pazienti descrivono i fattori stressanti del loro ricovero in Terapia Intensiva: l’impossibilità di dormire in modo soddisfacente è riportata sempre come uno dei fattori principali, spesso più importante della sete, o del dolore, o della presenza di tubi nella bocca o nel naso.
Fra i possibili interventi che si possono progettare per migliorare il sonno dei pazienti critici è necessario innanzitutto instaurare delle buone abitudini di “igiene del sonno”, come disincentivare il sonno diurno, intraprendere una fisioterapia precoce diurna, evitare le procedure medico/infermieristiche notturne non necessarie, diminuire il volume degli allarmi dei monitor al letto del paziente durante la notte, permettere ai pazienti – ove possibile – di vedere la luce del sole attraverso l’orientamento dei letti di degenza, ridurre al minimo i suoni e l’accensione delle luci artificiali durante la notte, fornire maschere oculari o tappi per le orecchie, ove richiesto.
Per quanto riguarda gli interventi farmacologici che sono spesso utilizzati per “indurre il sonno”, va specificato che l’aspetto di un paziente dormiente grazie alla somministrazione di propofol o di benzodiazepine spesso NON corrisponde ad una soddisfacente ristoratività del sonno per il paziente, in quanto permane l’attivazione di circuiti nervosi sottocorticali che determina una drastica riduzione del sonno ad onde lente e del sonno REM, maggiormente ristorativo. Al contrario dei farmaci sedativi, la somministrazione di melatonina esogena potrebbe svolgere un ruolo più simile all’ipnoinduzione fisiologica; studi preliminari monocentrici hanno dimostrato una possibile utilità della melatonina per aumentare il sonno durante la notte anche per i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva.
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A new frontier in critical care: saving the injuried brain.
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